In questo articolo voglio illustrarti l’anamnesi, o storia clinica, un tassello assai importante nel percorso di identificazione di una, non ancora specificata, condizione morbosa.

La prima parte del testo sarà relativa alla definizione, mentre nella successiva chiarirò i differenti tipi.

Fondamentalmente, l’anamnesi consiste nella raccolta e nell’attenta analisi dei disturbi denunciati dal paziente o dai suoi familiari; tutto ciò con l’obiettivo di arricchire il quadro delle informazioni necessarie a una diagnosi definitiva.

Consiste sostanzialmente in un questionario, suddivisibile in 3 parti o tappe: la parte dedicata alle generalità del paziente, quella dedicata alla cosiddetta anamnesi familiare e infine la cosiddetta anamnesi personale. Le vedremo meglio in seguito.

In un percorso diagnostico, l’anamnesi rappresenta un tassello importante per l’individuazione e la descrizione precisa dello stato patologico in atto. Talvolta, la storia clinica è sufficiente a una diagnosi definitiva; altre volte, invece, porta soltanto a conclusioni approssimative. In molti casi, delimita un programma di indagine, nel senso che chiarisce quali esami d’approfondimento hanno un certo tipo di valore e quali, al contrario, sono poco significativi.

In cosa consiste un’anamnesi?

In genere l’anamnesi consiste in un questionario, ossia una serie di domande. Questa serie di domande segue un percorso a 3 tappe principali, le quali “toccano” svariati temi e argomenti:
Tappa 1 – Generalità: raccolta dei dati anagrafici del paziente, ossia nome, età, luogo di nascita, sede di residenza, attività lavorativa ecc.
Tappa 2 – Anamnesi familiare: è l’indagine sulle malattie sofferte e sulle eventuali cause di morte dei parenti, in particolare i parenti più stretti come nonni paterni e materni, genitori e/o fratelli. Questa parte è molto utile a chiarire se una particolare affezione ha una natura ereditaria oppure no e, qualora ce l’avesse, a stabilirne le modalità di trasmissione.
Tappe 3 – Anamnesi personale: comprende 3 sottotappe, che sono l’anamnesi fisiologica, l’anamnesi patologica remota e l’anamnesi patologica prossima. Vediamole insieme.

Anamnesi fisiliogica

L’ anamnesi fisiologica consiste in domande relative a: l’accrescimento somatico (cioè del corpo), l’ambiente quotidiano di vita, le abitudini di vita e le funzioni fisiologiche, il tutto dalla nascita al momento attuale.

Anamnesi patologica remota

È l’indagine sulle malattie e sui disturbi che hanno interessato il paziente in epoca passata (per esempio, le malattie dell’infanzia o anche le manifestazioni allergiche). In questa fase dell’anamnesi, è compito del medico investigare anche su eventuali ricoveri ospedalieri precedenti, eventuali interventi chirurgici passati ed eventuali visite mediche o analisi di laboratorio effettuate in precedenza. L’anamnesi patologica remota è importante perché potrebbe rilevare la presenza di un legame tra la condizione in atto al momento attuale e quella passata.

Anamnesi patologica prossima

Consiste in domande relative alla malattia attuale. Comporta un’accurata indagine sui disturbi, da quando quest’ultimi hanno avuto inizio a quando il paziente ha deciso di contattare il medico per un approfondimento. In genere, una volta che il paziente ha esposto i propri disturbi, il medico focalizza le proprie attenzioni su questi e sulle aree anatomiche che questi interessano. Le modalità con cui effettuare l’anamnesi patologica prossima dipendono dalle precedenti tappe di anamnesi.

Se hai domande o osservazioni non esitare a contattarmi o a lasciare un commento, sarò lieto di risponderti al più presto!

Ci vediamo al prossimo articolo.

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